PANIFICATORI PERPLESSI sul “MAMA PETRA”.
Di tutta la vicenda, l’unica cosa che salva è la beneficenza per la Città della Speranza.
Per il resto Luca Vecchiato, presidente dei panificatori dell’Ascom, spara ad alzo zero su “Mama Petra”, ovvero l’iniziativa del Molino Quaglia che, nei giorni scorsi, ha lanciato un nuovo tipo di format produttivo e di prodotto imponendo prezzi, tempistica di realizzazione e anche di consumo.
“L’iniziativa – attacca Vecchiato – è quanto meno denigratoria nei confronti di chi il pane buono lo fa da sempre con sacrificio e professionalità e, per quanto riguarda la nostra provincia, si tratta di più di 200 esercizi. Ma senza scomodare i massimi sistemi, direi che la nostra perplessità si basa su tre punti fondamentali”.
E allora ecco le considerazioni di Vecchiato.
Punto 1: il prezzo definito.
“Io credo che l’Antitrust avrà “pane per i propri denti” visto che non è possibile imporre un prezzo di vendita per i prodotti della panificazione. “Mama Petra” invece si è presentato con una scansione di prezzi ben definiti che dunque violano la norma”.
Punto 2: un chilo di pane a 7 euro.
“Il che significa – continua il presidente dei panificatori Ascom – più del doppio del prezzo medio di vendita di un chilo di pane che oggi, nella nostra provincia, è quotato mediamente intorno a 3,30 euro anche se, val sempre la pena ricordarlo, lo si può trovare anche a prezzi inferiori proprio perché è in capo alle decisioni di ogni singolo panificatore. Resta da capire, pertanto, perché un prezzo così elevato goda di tanta benevola accondiscendenza quando, normalmente, aumenti anche minimi e giustificati passano per “salassi” ai danni dei consumatori!”
Punto 3: il pane con più di 24 ore è pane “raffermo”.
“Un pane venduto il giorno dopo – aggiunge Vecchiato – è un pane che, per legge, viene definito “raffermo”. Il “pane fresco” è dunque tutt’altra cosa ed hanno un bel dire, quelli del Molino Quaglia, che il giorno dopo “è anche più buono”. Riconoscendo tecnicamente in una grande pezzatura da due chili come quella proposta una minore propensione all’invecchiamento, si dimentica che le grandi pezzature vengono sempre prodotte dai panificatori artigianali e vendute a prezzi pari alla metà del prezzo abilmente promozionato. In questo senso non c’è nessuna logica nel format proposto dall’industria molitoria della Bassa Padovana, perché non aumenta di una virgola la qualità del pane e anzi lo fa diventare un “prodotto outlet” anche se solo dopo uno o due giorni dallo sfornamento, con tutte le conseguenze del caso. In altri termini: “Mama Petra” farà sicuramente bene ai bilanci di Molino Quaglia, ma non certamente alla freschezza e all’alta qualità del pane che, per tradizione e lavorazione è quello che, lavorato di notte, viene sfornato fresco e soprattutto venduto tale, giorno per giorno”.
Insomma: per i panificatori dell’Ascom la trovata promozionale di Molino Quaglia tale è e tale rimane.
“Peccato solo – conclude Vecchiato – che un’iniziativa promozionale, finalizzata, per l’appunto, alla promozione di un prodotto, di una materia prima e di un modo diverso di vendere il pane, per come è stata presentata, abbia finito per creare confusione nei consumatori.