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PESA LA CRISI DELL’EDILIZIA SUL COMPARTO DEL COMMERCIO ALL’INGROSSO.

crisiedilizia

DI MATERIALI EDILI IN PROVINCIA DI PADOVA.
UN’INDAGINE DELLA CAMERA DI COMMERCIO E DELL’ASCOM PROVA A PRESAGIRE IL FUTURO: SPECIALIZZARE IL PUNTO VENDITA ED AFFIDARSI AL WEB
Sullo sfondo c’è la crisi dell’edilizia che, ai più, appare come la “crisi nella crisi”. Di conseguenza, al cospetto di questa, il futuro del commercio all’ingrosso di materiali edili non può che essere condizionato dal timore di un generale peggioramento della situazione.
Ma nonostante le nebbie della crisi si addensino sul comparto, gli operatori ritengono che il futuro, comunque, sia nelle mani di chi saprà specializzare il proprio punto vendita, magari anche ricorrendo all’aiuto del web.
E’ questo ciò che è emerso dalla presentazione dell’indagine sul commercio all’ingrosso del settore dei materiali edili, un’iniziativa della Camera di Commercio che si è avvalsa della collaborazione dell’Ascom di Padova e che è stata presentata oggi nella sede dell’Associazione Commercianti in piazza Bardella dal responsabile di AdM – Analisi di Mercato, Mario Gallon, incaricato di condurre il focus su Padova di questa che è un’iniziativa di respiro nazionale.

Con lui, oltre al presidente del raggruppamento degli edili Ascom, Andrea Baggio, anche il segretario generale Otello Vendramin, i referenti tecnici della categoria Maurizio Bonato e Mattia Visentin ed i titolari delle imprese.
L’obiettivo dell’indagine? Effettuare un’analisi competitiva, evidenziando i fattori della competizione sia verso i fornitori che verso i clienti, mettere in luce i fattori di successo delle attività, ipotizzare sviluppi futuri sulla base di fattori strategici che l’indagine ha individuato, in una scala da zero a dieci, in una sequenza di questo tipo: 9,5 la competenza del personale; 8,9 l’originalità dei prodotti; 8,3 la capacità di autofinanziamento (e quindi anche le condizioni bancarie); 7,0 il numero di addetti alla vendita; 6,7 lo stock a magazzino; 6,3 la pubblicità; 5,9 le competenze burocratiche per l’import; 5,1 l’area espositiva; 5,0 la localizzazione rispetto ai clienti; 4,2 l’assistenza associativa all’import e, per finire, 3,8 la massa critica d’acquisto.
Un capitolo specifico dell’indagine è stato poi riservato alla questione degli studi di settore sui quali poco più del 10% degli intervistati ritiene non creino problemi ed una percentuale analoga non saprebbe che giudizio darne. Per tutti gli altri, vale a dire per l’89%, o sono troppo generici, o non tengono conto dei costi reali o, ancora, sono poco specifici rispetto ai vari settori merceologici o, addirittura, non tengono conto delle difficoltà di pagamento che, invece, costituiscono un problema molto sentito da queste imprese che operano per il 26% col commercio al dettaglio, per un risicato 18% coi privati e per un consistente 56% con le imprese. Imprese che, peraltro, sembrano privilegiare il servizio, ovvero la consegna dei materiali al piano lavoro.
Un’ultima annotazione riguarda la struttura delle aziende soggette all’indagine: circa la metà ha meno di 4 dipendenti, mentre l’altra metà ne ha più di 4; il 47% ha un collaboratore familiare ed il 41% ha almeno un venditore esterno.

 

28 NOVEMBRE 2011

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