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TASSA DI SOGGIORNO

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VIENE PRESENTATO IN QUESTE ORE IL RICORSO AL TAR PROMOSSO DAGLI ALBERGATORI DELL’ASCOM DI PADOVA.
IL PRESIDENTE ZILIO: “LA TASSA? EFFETTO PERVERSO DI PROVVEDIMENTI GOVERNATIVI BASATI SULL’ESTEMPORANEITA’”

Viene presentato in queste ore dall’avv. Elena Fabbris, dello studio legale associato Cimino Pizzato Trovato Fabbris di Padova il ricorso al Tar del Veneto promosso dagli albergatori dell’Ascom Confcommercio – Padova Hotels Federalberghi avverso all’introduzione dell’imposta di soggiorno nel comune di Padova.
L’obiettivo, come noto, è quello di ottenere, prima del 1° settembre, una sospensiva in grado di stoppare la tassa, quanto meno nel periodo che va da settembre a dicembre.
“Purtroppo – dichiara in proposito il presidente dell’Ascom, Fernando Zilio – non potevamo fare altrimenti. Troppo penalizzati, infatti, i nostri albergatori vittime di un provvedimento che, per sua natura, rischia di mettere gli uni contro gli altri”.
In effetti, solo i comuni capoluogo sono nella facoltà di adottare la tassa e questo fatto crea un’evidente disparità tra chi si trova entro i confini comunali e chi, invece, ne è fuori.
“La tassa di soggiorno – continua Zilio – è un po’ il paradigma di questo governo: iniziative estemporanee prive di un quadro d’insieme e, soprattutto, per nulla attente agli effetti sul sistema economico. Non solo: si dà agli enti locali il potere impositivo perché lo slogan “tremontiano” rimane quello del governo “che non mette le mani nelle tasche degli italiani” ma fa di tutto perché le mani le mettano altri in sua vece”.

Risultato? Una confusione totale.
“A noi dispiace doppiamente ammetterlo – aggiunge il presidente dell’Ascom – perché proviene dal nostro mondo, ma la ministra Brambilla si sta rivelando assolutamente inadeguata a ricoprire un incarico che meriterebbe ben altro spessore se non altro perché il turismo rappresenta una fetta importante del nostro Pil”.
Così, tra un errore di valutazione ed un danno economico che ci sarà di sicuro (le avvisaglie ci sono già: i tour operator stanno spostando le prenotazioni su altre città venete “no tax”), al presidente dell’Ascom viene spontaneo abbracciare la tesi di Roberto Nardo che, nei giorni scorsi, appoggiando come Adiconsum il ricorso dell’Ascom, aveva detto che, forse, sarebbe stato meglio che il governo Berlusconi non avesse tolto l’Ici.
“E questo è sintomatico – commenta amaro il presidente dell’Ascom -: se siamo costretti a rimpiangere una tassa vuol dire che siamo proprio alla frutta così come alla frutta sono i comuni che se si trovano in mano uno strumento, qualsiasi strumento, in grado di fare cassa, lo usano. In questo senso, pur ribadendo che la scelta è quanto di più dannoso si potesse fare nei confronti di un’idea di turismo che con fatica stiamo cercando di portare avanti con la cabina di regia della DMO, capisco, pur non condividendole, le motivazioni che stanno alla base delle scelte dell’amministrazione comunale. Capisco invece un po’ meno la scelta di chi, pur contestando la tassa, valuta positivamente l’ipotesi di partecipare, in qualche modo, alla redistribuzione della stessa”.
Nel frattempo, in attesa di conoscere le decisioni del Tar, gli albergatori provano a valutare gli effetti del provvedimento e scoprono, ogni giorno di più, che gli aggravi burocratici rischiano di essere più invasivi della tassa stessa.
“Una riprova – conclude il presidente dell’Ascom – dell’inadeguatezza di questo governo che, per la cronaca, è lo stesso che obbliga i negozianti a chiedere il codice fiscale a chi spende più di 3.600 euro ma poi ha un ministro dell’economia che paga il proprio affitto in contanti!”


9 agosto 2011

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