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ALLE IMPRESE BASTA AVERE UN COMPUTER PER DOVER PAGARE UN ABBONAMENTO RAI SPECIALE

canonerai IL PRESIDENTE DELL’ASCOM, FERNANDO ZILIO: “DESTINATI A RIMANERE UN PAESE RETROGRADO SE ALLO SVILUPPO ANTEPONIAMO SEMPRE E SOLO LE TASSE”

“E poi c’è ancora qualcuno che si chiede perché siamo un Paese retrogrado. Finchè anteporremo le tasse allo sviluppo, non credo potremo pensare di uscire dalla crisi”.Il presidente dell’Ascom, Fernando Zilio si fa interprete della rabbia dei propri associati, che stanno ricevendo in queste ore una letterina della Rai che contiene un bollettino di conto corrente per pagare un abbonamento speciale alla televisione.
Ma attenzione, non è necessario avere un televisore per essere soggetti alla gabella, basta anche un semplice collegamento a internet ed un computer ed ecco che scatta l’obbligo con relativa indicazione dell’abbonamento speciale sulla prossima dichiarazione dei redditi.

 

“Il paradosso – continua Zilio – è che, di fatto, si penalizza la modernità. Io non credo che le aziende (con l’esclusione di quelle che hanno il televisore acceso perché l’attività ne presuppone l’utilizzo) si servano del computer per guardare la replica di Don Matteo. Di norma, nelle aziende, il computer è uno strumento di lavoro e come tale viene utilizzato. Se poi lo stesso strumento consente di collegarsi anche alla tv non può essere un utilizzo accessorio quello che diventa basilare per applicarci sopra una tassa che, vista l’esosità, finisce per costare più del computer stesso!”

Naturalmente all’Ascom non sono stati con le mani in mano.

 

“Abbiamo già investito del problema la Confcommercio – spiegano negli uffici di piazza Bardella – la quale ci ha assicurato che interverrà nei confronti del governo che, speriamo, voglia ridimensionare la portata di un’iniziativa che non trova giustificazione alcuna se non quella dettata dalla necessità di far cassa a tutti i costi”.

Ciò che risulta chiaro, comunque, è che la sollevazione è generale.

“Il governo Monti – conclude Zilio – ci chiede di far sacrifici ed è giusto che tutti si sentano investiti del problema. Ma non è né logico né sensato gravare di tasse anche strumenti che sono nati per altri scopi che non sono quelli di vedere Belen al Festival di Sanremo o Frizzi a Miss Italia. Questo è un Paese che per uscire dalle secche ha bisogno di lavorare e non ha certo né il tempo né la voglia di mettersi a guardare la tv mentre ci sono le banche che chiedono di rientrare dai fidi, i clienti che non pagano e, soprattutto, lo Stato che rimane il peggior pagatore in senso assoluto”.

Padova, 17 febbraio 2012