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CON LA BELLA STAGIONE COMINCIA LA “SAGA, DELLE SAGRE”

sagre

CHE CRESCONO A DISMISURA E TROPPO SPESSO AL DI FUORI DELLE NORME.
L’ASCOM: “CONCORRENZA SLEALE ORMAI FUORI CONTROLLO”

Sempre più sagre e però sempre meno controlli.
Nella bella stagione, la provincia di Padova, in particolare la zona dei Colli Euganei, diventa teatro di svariati eventi della durata anche di due o più settimane in cui il piatto forte è “il funzionamento, continuo ed instancabile, di stand gastronomici”.
“Queste iniziative, la cui filosofia dovrebbe poggiare sulla valorizzazione di prodotti e tradizioni locali – sottolinea Fernando Zilio, presidente dell’Ascom Confcommercio di Padova – in realtà sono dedicate alle circostanze più stravaganti e perseguono soprattutto, se non esclusivamente, un obiettivo: far cassa attraverso la somministrazione di alimenti e bevande. Certo, non si può fare di tutta l'erba un fascio. Vanno, certamente distinte le iniziative “storiche”, forti di una tradizione consolidata, magari con finalità sociali, da quelle organizzate da gruppi privi di radici territoriali che mirano solo a racimolare soldi, distribuendo cibo e bicchieri di vino e birra con tutte le conseguenze che poi derivano dall’abuso di alcol e dalla conseguente guida in stato di ebbrezza. Kermesse che, spesso e volentieri, non rispettano le numerose normative in materia di igiene, quiete, salute pubblica e sicurezza cui sono invece rigorosamente sottoposti alberghi, ristoranti e pubblici esercizi. A fronte di queste pseudo attività imprenditoriali “mordi e fuggi”, da tempo l’Ascom chiede che venga tenuta alta la guardia, spinta dalle proteste degli associati che si vedono sottratte fette consistenti di fatturato”.
Un problema annoso, pertanto, ma in continuo aumento se è vero, come è vero, che le sagre si ripropongono sempre più numerose.
“Gli imprenditori del settore - conclude Zilio – anche in questo periodo di crisi e di riduzione dei consumi investono ingenti risorse per rispondere alle norme di legge e soddisfare le esigenze del consumatore. Ma ci si chiede: vale la pena elaborare piani di autocontrollo igienico sanitario, predisporre documenti sulla tracciabilità e la provenienza dei cibi quando per le sagre, di qualsiasi estrazione essa siano, si chiudono uno o entrambi gli occhi? Il consumatore che, quando entra in un'attività tradizionale pretende giustamente il miglior servizio possibile e il pieno rispetto delle direttive a tutela della sua salute, dovrebbe esigere lo stesso trattamento anche quando decide di divenire cliente di questi ristoranti improvvisati, falsamente genuini, sicuramente esosi, igienicamente dubbi”.

Padova, 22 marzo 2012