
IL FISCO NON PUO’ STABILIRE IL REDDITO DI UN ALBERGO ANDANDO A CURIOSARE TRA LE LENZUOLA.
MONICA SORANZO (PADOVA HOTELS ASCOM PADOVA): “BUROCRAZIA OTTUSA. PIU’ LENZUOLA LAVATE NON VUOL DIRE PIU’ REDDITO”
Messo all’angolo il fisco che curiosa tra le lenzuola.
Non ancora tra quelle domestiche (ma con il nuovo “spesometro” non è escluso che questo possa accadere), ma tra quelle degli alberghi.
E’ finita 1-0 in favore di un albergatore ligure la battaglia, intrapresa davanti alla commissione tributaria locale, nei confronti dell’amministrazione finanziaria che pretendeva di usare il «lenzuolometro» per determinare i ricavi di un albergo congruo e coerente agli studi di settore.
Il “calvario” dell’albergatore era cominciato a seguito di una verifica nel corso della quale il Fisco aveva determinato il numero delle presenze degli ospiti dell’albergo sulla base dei lavaggi delle lenzuola singole e matrimoniali.
“Una visione ottusa e un tantino anche poco igienica – commenta Monica Soranzo, presidente degli albergatori di Padova Hotels Ascom Confcommercio – che dimostra come la nostra attività sia, di fatto, misconosciuta agli organi di controllo. L’utilizzo delle camere matrimoniali “ad uso singola” è una consuetudine piuttosto diffusa, come pure diffuso, per un albergo che voglia essere in linea con gli standard di qualità che la maggior parte dei clienti richiede, è l’uso di cambiare spesso le lenzuola”. Il bello (si fa per dire) è che l’ufficio, non contento di avere “toppato” alla grande ha pensato pure di presentare ricorso in appello sostenendo tra l’altro che gli accertamenti analitico-induttivi – come quello del caso in esame – “possono essere fondati anche sull’esistenza di gravi incongruenze tra i ricavi dichiarati e quelli fondatamente desumibili dalle caratteristiche e dalle condizioni di esercizio dell’attività svolta”.
“Per fortuna – continua Soranzo - la commissione tributaria non ha abboccato anche perché ha ritenuto che la pratica delle tariffe più competitive, in presenza, ad esempio, di maestranze impegnate in lavori in zona, com’era il caso del collega ligure, sia piuttosto frequente”.
Ma c’è di più. La commissione, rilevando che il contribuente era congruo e coerente con gli studi di settore, ha anche stabilito che mai avrebbe dovuto essere sottoposto ad ulteriori accertamenti.
“La notizia – conclude la presidente degli albergatori dell’Ascom – è comunque importante perché stabilisce che non si può sindacare, soprattutto in un momento di crisi qual è quello attuale, sulle iniziative, anche promozionali, che gli albergatori sono costretti ad inventarsi pur di restare sul mercato. Ma evidentemente, una burocrazia che forse la crisi nemmeno sa cosa sia, non sembra intendere ragione. Per fortuna, altri organi dello Stato rintuzzano certi attacchi e ristabiliscono un ordine delle cose che un pizzico di buon senso renderebbe subito palese”.
PADOVA 31 MAGGIO 2013
