IL DIRETTORE GENERALE BARBIERATO: “CI SERVONO 5 REGIONI PER SCARDINARE L’IMPOSTAZIONE STATALISTICA CHE MIRA A FAVORE I GRANDI GRUPPI DELLA DISTRIBUZIONE ORGANIZZATA, SPESSO STRANIERI”
Che sia un problema è evidente. Lo dicono i dati che vedono anche la media distribuzione non proprio soddisfatta della deregulation, lo conferma l’esasperazione di quella commessa bellunese che ha preso a male parole il sindaco reclamando domeniche libere da dedicare alla famiglia: gli orari liberi cominciano a non convincere più di qualcuno.
Cominciano a non convincere al punto che la Regione Abruzzo, subito seguita dal Veneto, ha deciso di proporre un referendum contro gli orari liberi, un provvedimento che, purtroppo, vanta un pronunciamento favorevole della Corte Costituzionale che riconosce allo Stato la competenza esclusiva in materia di concorrenza.
Un po’ ciò che è successo anche in questi giorni nel momento in cui la stessa Corte ha annullato un altro provvedimento della Regione Veneto (quello della limitazione degli ambulanti nelle spiagge) sostenendo la non legittimità dell’intervento regionale quando, per l’appunto, c’è di mezzo la concorrenza.
Che il referendum diventi dunque il grimaldello per scardinare un’impostazione “statalistica” del problema è argomento sul quale intende spendersi l’Ascom Confcommercio di Padova, da sempre avversa agli orari liberi e da sempre convinta che l’aumento del Pil tanto sbandierato a suo tempo dal Governo Monti per giustificare l’adozione della norma “liberi tutti” fosse né più né meno di un bluff poi puntualmente svelato.
“Siamo sempre stati convinti – commenta Federico Barbierato, direttore generale dell’Ascom – che l’obiettivo finale sia quello di mettere in difficoltà i piccoli negozi a vantaggio delle grandi strutture di vendita spesso multinazionali, per cui riteniamo sia indispensabile ripristinare la situazione “ante Monti” non solo perché i consumi, nel frattempo, sono crollati del 3 per cento dimostrando che non è aprendo di domenica che si vende di più, ma anche per ridare alle nostre città e soprattutto ai nostri centri più piccoli il piacere del negozio sotto casa ed il contatto diretto col commerciante in un contesto dove i negozi sono anche un presidio formidabile contro la desertificazione ed il degrado dei nostri agglomerati urbani”.
Ma quante probabilità può avere la proposta di referendum di diventare realtà?
“La Costituzione – conclude il direttore generale dell’Ascom – prevede che a richiedere il referendum possano essere 5 regioni. Se Abruzzo e Veneto sono già su questa lunghezza d’onda, non ci resta che insistere nei confronti dei nostri colleghi soprattutto di quelle Regioni che hanno già dimostrato di essere sensibili a questo argomento e che sulla scorta della pressione dei commercianti, potrebbero far parte della cordata. Penso alla Valle d’Aosta piuttosto che al Trentino – Alto Adige o alle Marche, ma spero siano decisamente di più in modo così da ripristinare quanto prima un diritto sacrosanto qual è quello del riposo settimanale”.
Padova, 19 marzo 2014