Home

LA CAMERA METTE AL TAPPETO LA PARITY RATE

UN VOTO PLEBISCITARIO ALLA CAMERA METTE AL TAPPETO LA PARITY RATE, OVVERO L’IMPOSSIBILITA’ DELL’ALBERGATORE DI APPLICARE UNA TARIFFA PIU’ BASSA RISPETTO A QUELLA PUBBLICIZZATA DAI SITI DI PRENOTAZIONI.
LA PRESIDENTE DEGLI ALBERGATORI DELL’ASCOM, MONICA SORANZO: “FIDUCIOSI ASPETTIAMO LA DECISIONE DEL SENATO”
La newsletter verso tutti gli associati è partita alle 8.58.
“Troppo importante anche se non ancora decisivo il voto della Camera – commenta Monica Soranzo, presidente degli albergatori dell’Ascom di Padova – per non comunicare tempestivamente a tutti i colleghi una prima, grande vittoria di Federalberghi Confcommercio sul terreno vischioso del parity rate”.
Cosa sia il parity rate è presto detto: l’hotel affiliato alle piattaforme online (Booking, Expedia, ecc.) non può offrire sul proprio sito web un prezzo più basso.
“Una clausola capestro – continua Soranzo - a favore delle multinazionali della prenotazione, le Ota (online travel agency) che ieri la Camera dei Deputati, con un emendamento al ddl concorrenza, ha abolito”.
Forse abolito non è ancora il termine esatto visto che manca l’approvazione anche da parte del Senato, ma il passaggio del provvedimento alla Camera fa ben sperare.
Infatti il governo inizialmente si era opposto in commissione, ma una volta arrivato in aula il provvedimento ha raccolto un vero e proprio plebiscito: praticamente tutti i gruppi, da destra a sinistra (solo 4 contrari), hanno votato la cancellazione.

“Non vorrei sbilanciarmi troppo – continua la presidente di Padova Hotels, il raggruppamento degli albergatori dell’Ascom – ma il voto quasi unanime in favore del settore alberghiero italiano dice che qualche volta il buonsenso “alberga” anche nella stanza dei bottoni. Evidentemente hanno fatto breccia le nostre valutazioni volte a privilegiare il mercato e non piattaforme con base all’estero contro le quali, in assenza di norme, siamo costretti a combattere una lotta impari”.
E che la lotta fosse impari se n’era già accorta la Francia che due mesi fa ha approvato un provvedimento simile.
Adesso tocca al Senato. La posta in palio è particolarmente alta visto che si tratta di un volume d’affari valutato 4 miliardi di euro.
“Con i suoi sette milioni di prenotazioni all’anno – continua Soranzo – Booking.com ha scalato rapidamente le percentuali di volume d’affari dei nostri esercizi irrigidendo però un mercato che per essere più libero ed efficiente (e dunque favorevole agli ospiti) non ha bisogno dei vincoli posti dalle multinazionali della prenotazione”.
Domanda: ma non sarà che adesso Booking.com possa ritirarsi dal mercato con effetti perversi sul nostro turismo?
“In Francia – conclude la presidente degli albergatori dell’Ascom – non è successo niente e niente succederà anche qui anche perché non è detto che tutte le strutture vogliano uscire dal meccanismo della parità. Chi però vuol farlo deve averne la possibilità”.
Il tema era stato già al centro di una sentenza dell’Autorità antitrust che, dopo aver sentito il parere della Commissione Europea, aveva deciso che la parity rate restava in vigore per i siti, mentre l’albergatore poteva decidere di vendere le stanze a tariffe inferiori su altri canali online, al telefono, per mail o direttamente al cliente che si presenta alla reception, ovviamente senza pagare la commissione al venditore telematico. Se la norma passa al Senato, anche questo sarà superato.


Padova 7 ottobre 2015