SONDAGGIO DELL’ASCOM SUI MERCATINI COME STRUMENTO DI VITALIZZAZIONE DELL’AREA CENTRALE DI PADOVA.
PER GLI OPERATORI ECONOMICI (CAMPIONE DI 138 TITOLARI) VANNO BENE SOLO SE TEMATICI E POCHE VOLTE L’ANNO.
IL PRESIDENTE BERTIN: “PREPOTENTE LA RICHIESTA DI PROGRAMMAZIONE, CONDIVISIONE E COMUNICAZIONE”
I mercatini? Vanno bene se sono dell’artigianato artistico, dell’usato o dell’antiquariato o, al massimo, se prevedono la commercializzazione di generi alimentari regionali o monotematici (il cioccolato, la frutta, ecc.).Pollice verso, invece, nei confronti di quelli di abbigliamento, tessile in generale e pelletteria.
Lo dicono gli operatori di attività commerciali, artigianali e della ristorazione del centro (campione di 138 titolari di esercizi ubicati in via Altinate, Zabarella, piazza Eremitani, corso Umberto, Piazze e Salone e via Santa Lucia) intervistati dall’Ufficio Studi dell’Ascom nel mese di giugno in merito all’utilità dei mercatini come strumento di vitalizzazione di una determinata area.
Risultati, se non proprio sorprendenti, sicuramente interessanti se non altro perché confutano l’idea che la reiterata e quasi settimanale presenza dei mercatini sia la panacea di tutti i mali.
Per più della metà degli intervistati, infatti, la frequenza ideale dei mercatini deve essere limitata a non più di due, massimo tre volte l’anno, e deve comunque essere collegata a festività ed eventi particolari. Un po’ più possibilista un altro 21% che ritiene che possano essere proposti non più di una volta al mese. Infine solo un numero inferiore al 19% non pone limiti.
Ma quando un mercatino è reputato utile?
Per la quasi totalità degli intervistati deve essere tematizzato ed organizzato per composizione tenendo conto però degli esercizi esistenti in loco che, peraltro, devono anche essere d’accordo con l’iniziativa. In altre parole: bene, purchè non sia concorrenziale e (lo dichiara circa un esercente su sei), deve essere adeguatamente comunicato sia per ciò che riguarda l’organizzazione che, soprattutto, per la promozione.
Sull’utilità dei mercatini vi è poi la cosiddetta “percezione”. In questo caso lo percepiscono come utile “a determinate condizioni” circa il 43% degli intervistati contro una quota di poco inferiore al 30% che lo reputa “utile” tout court ed un quasi 24% che invece si colloca sul fronte opposto: nessuna utilità. Infine poco meno del 3% dice di non avere esperienze in merito ed un residuale “zero virgola” non risponde.
“Dal sondaggio – commenta il presidente dell’Ascom, Patrizio Bertin – emergono, prepotenti, alcune indicazioni che possono essere ricondotte a tre verbi: consultare, programmare, comunicare. Solo in questo modo i mercatini vengono percepiti dagli operatori economici come fattori in grado di rivitalizzare le aree, sviluppare il commercio, portare la gente a frequentare il centro cittadino”.
Dunque mercatini sì ma, per dirla col manzoniano Don Ferrante, “con juicio”.
Padova, 6 luglio 2015