"MOSTRO" DI DUE CARRARE: IL PRESIDENTE DELL'ASCOM, PATRIZIO BERTIN, RICORDA (DI AVERE AVUTO RAGIONE A COINVOLGERE FRANCESCHINI), RINGRAZIA (L'ON. NARDUOLO E LO STESSO MINISTRO), NON DEMORDE (PERCHE' LA PARTITA NON E' VINTA), INVITA (IL FONDO ORION AD ABBANDONARE IL PROGETTO) E SPRONA (LA REGIONE AD INTERVENIRE)
Il giorno dopo il "no" del governo al "mostro" di Due Carrare, Patrizio Bertin, presidente dell'Ascom, innanzitutto ricorda.
"Abbiamo avuto ragione a credere nel coinvolgimento del ministro Franceschini, ancora all'inizio di settembre quando venne in città per la Cappella degli Scrovegni, per presentargli la corposa documentazione in ordine al mega centro commerciale di Due Carrare.
Eravamo convinti (e con noi lo erano e lo sono tanti altri) che la nostra battaglia abbia tre filoni su cui dispiegarsi: l'aspetto economico (con le migliaia di posti di lavoro che andrebbero irrimediabilmente persi in un bacino che varia tra i 40 ed i 100 chilometri), l'aspetto ambientale (la cementificazione del territorio è foriera di disastri idrogeologici) e quello culturale (col castello del Catajo ed il paesaggio dei Colli orribilmente sfregiati).
Mi pare che le parole del sottosegretario Bocci ne affrontino addirittura due su tre, il che corrisponde ad una buona iniezione di fiducia per tutti quelli che, come noi, stanno battendosi per evitare un disastro annunciato".
Ringrazia, Bertin.
"Sono grato all'on. Giulia Narduolo - prosegue - che si è fatta carico dell'interrogazione e, ovviamente, ringrazio il ministro Franceschini che già a settembre mi aveva assicurato che la questione era alla sua attenzione".
Ovviamente dubita.
"Comincio ad avere serie perplessità - commenta - sulla reale volontà del sindaco Moro. Se veramente, come sta dicendo da mesi, fosse "costretto" dagli eventi a dire sempre e solo "sì", ieri avrebbe dovuto correre a braccia alzate per il suo paese ed esultare per una decisione che prendono altri e che lo sgravano da tutte le responsabilità. Invece che cosa fa?
Avanza dubbi, dice di non avere avuto comunicazioni ufficiali, propone che ministero e Regione comprino l'area da Deda e, addirittura, prende di mira i suoi stessi colleghi di partito accusandoli di "cercare visibilità mediatica".
Mi sembra un Moro più "Dedacato" che non un sindaco che sente su di sè la responsabilità del futuro non solo del suo comune ma di un intero territorio".
Di sicuro, Bertin non demorde.
"Sarebbe un errore credere che la partita sia vinta - avvisa - ma Deda ed il fondo Orion sbaglierebbero a credere che basti modificare il progetto per superare le perplessità, da un lato, del ministero dell'Ambiente sul rischio idrogeologico e, dall'altro, della Soprintendenza che, si badi bene, pur non disponendo del nuovo progetto, è convinta che il "mostro" incida sui valori del paesaggio depauperandone la peculiarità culturale e la possibilità di espansione turistica rese proprio dalla bellezza dei Colli e dai territori confinanti".
Non credo basti cambiare il parcheggio per superare un giudizio che è me pare già una sentenza.
Di più: invita.
"Il Fondo Orion - conclude - sa che a questo punto i tempi si allungano. Per cui credo che gli convenga abbandonare il progetto ed investire da altre parti. Al sindaco Moro, invece, consiglio, come sto facendo da mesi, di non firmare l'accordo di programma. Ha ancora tempo per salire sul treno di quelli che, come l'Ascom, vogliono salvaguardare economia, ambiente e cultura. Diversamente passerà alla storia (magari anche solo a quella con la "s" minuscola) per essere stato il sindaco responsabile di aver cancellato migliaia di posti di lavoro, fatto correre a migliaia di cittadini il rischio di un'alluvione ed aver limitato lo sviluppo turistico del Colli. Per un solo sindaco un peso sulla coscienza da far venire, come a Maria Antonietta, i capelli bianchi in una notte".
Infine, sprona.
"Mi piacerebbe - conclude - che su tutta la vicenda arrivasse anche qualche parola dalla Regione. Se l'obiettivo, condiviso, è quello dell'autonomia, fa brutto vedere che abbiamo bisogno del governo centrale per difendere qualcosa che è, prima di tutto, una cosa nostra (nel senso buono del termine!)
DUE CARRARE 21 OTTOBRE 2017