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NEGOZI STORICI, LIBRERIE, EDICOLE CHE CHIUDONO: IL COMMENTO DI BERTIN (CONFCOMMERCIO ASCOM PADOVA):


NEGOZI STORICI, LIBRERIE, EDICOLE CHE CHIUDONO.
BERTIN (PRESIDENTE ASCOM CONFCOMMERCIO): “IMMOLATI ANCHE SULL’ALTARE DELLA LOTTA ALL’EVASIONE CHE RISCHIA, PER UN PUGNO DI EURO, DI MANDARE AL MACERO LA CULTURA COMMERCIALE DI UN PAESE. UN MONDO DA TUTELARE”.
“Per un pugno di euro rischiamo di mandare al macero la cultura commerciale di un intero Paese”.
Usa volutamente parole come “pugno di euro” e “cultura commerciale” il presidente di Confcommercio Ascom Padova, Patrizio Bertin, per lanciare un allarme: “Se tanti negozi chiudono il problema non sono solo le dinamiche commerciali, l’e-commerce ed i centri commerciali, ma anche il fisco che, con la giustificazione della lotta all’evasione, finisce per stroncare attività che magari potranno sembrare ”marginali” ma in realtà sono l’essenza stessa della nostra tradizione, della nostra cultura, del nostro vivere comune”.
Lo stillicidio è quotidiano: edicole che chiudono, negozi storici che abbassano definitivamente le serrande, librerie che sono costrette a rinunciare ad essere punto di riferimento culturale per intere comunità.
“Lo scontrino telematico – continua il presidente – avrà anche tutti i pregi che il governo ci propina negli spot televisivi e radiofonici, ma non so se si stia rendendo conto che lo scontrino telematico è uno dei motivi che sta convincendo più di un commerciante di vecchia data a dare forfait”.
Vuoi per i costi, vuoi per lo spauracchio prossimo venturo della lotteria abbinata agli scontrini stessi, chi da decenni è dietro un bancone a dispensare oltre che merci soprattutto umanità, fa fatica a non sentire il peso di innovazioni che porteranno anche qualche soldo nelle casse anemiche dello Stato ma hanno lo straordinario (e definitivo) potere di mettere all’angolo chi, per contro, potrebbe fare ancora molto per le comunità.
“Ci sono realtà – aggiunge Bertin – che nel piccolo negozio di vicinato trovavano (e per fortuna ancora trovano) un punto di riferimento e che invece adesso saranno costretti a fare, soprattutto in montagna, anche 15 chilometri per acquistare lo stretto indispensabile. E tutto questo perché? Perché la “vulgata” vuole che quel commerciante sia comunque un “evasore” che, per evitare di chiudere la propria esistenza con l’Agenzia delle Entrate alle calcagna, si rassegna a chiudere esperienze “storiche” che invece andrebbero tutelate”.
E’ il caso delle librerie o dei negozi di alimentari, gli storici “casoini” di casa nostra che invece di essere oberati da adempimenti e magari soggetti ad affitti esorbitanti, meriterebbero di essere sostenuti, detassati, aiutati a sopravvivere perché un Paese non vive di sole tasse ma anche di rapporti umani.
“Il bello – conclude il presidente dell’Ascom Confcommercio – ma meglio sarebbe dire il brutto, è che i veri evasori non si annidano nel negozietto di campagna ma nei grandi gruppi che dispongono di stuoli di consulenti in grado se non di far evadere, almeno di far eludere. Senza contare l’evasione “sostanziale” delle grandi piattaforme web stanziate, fiscalmente, nei paradisi fiscali”.

Padova 9 gennaio 2020