
LA PADOVA DOPO IL CORONAVIRUS.
BERTIN (ASCOM CONFCOMMERCIO): "BENE TUTTE LE INIZIATIVE NEL BREVE PERIODO, MA PER IL FUTURO SERVE UNA VISIONE D'INSIEME"
Era il dicembre del 2011 quando l'Ascom portava in città l'architetto Angelo Patrizio e presentava l'idea di un'asse che da via Porciglia portava al Santo.
"Di quell'idea - ricorda oggi il presidente dell'Ascom Confcommercio di Padova, Patrizio Bertin - è stato realizzato il recupero, positivo, di via Porciglia. Il problema è che rispetto al 2011, ma soprattutto rispetto allo scorso gennaio, quando il coronavirus era di là da venire, tutto è cambiato, per cui ritengo che una lettura parcellizzata del futuro della città non corrisponda alle esigenze della Padova che intende non solo ripartire, ma affermarsi come città decisamente attrattiva".
Ben vengano dunque tutte le valutazioni e le iniziative che puntano a rivitalizzare aree cittadine nel breve periodo, ma per un rilancio della città serve uno sguardo d'insieme che necessita di convergenze istituzionali, associative, imprenditoriali di grande respiro.
"La pandemia - continua Bertin - sta rimodulando la vita delle persone ed il quotidiano delle attività. Lo smart working sta riducendo l'appeal degli uffici (con grave danno per le attività economiche legate al lavoro "in presenza") e lo stesso mercato immobiliare conferma che le famiglie cercano case con un giardino o comunque almeno con un terrazzo".
Il tema, insomma, è quello di "pensare in grande" partendo però da alcuni punti fermi.
"Si è spesso discusso - analizza il presidente dell'Ascom Confcommercio padovana - e lo si è fatto anche in questi giorni, sulla destinazione e dunque sul ruolo delle piazze centrali. E' un dibattito "carsico" che, a ritmi costanti, emerge o si insinua per poi tornare, a seconda delle stagioni, a riscaldare animi e a marcare contrapposizioni. La verità è che il faro sulla Padova di domani non potrà essere indirizzato solo sulle piazze o sulle vie centrali. Metto sul piatto, tanto per offrire un'occasione di confronto, due questioni urbanistiche che non potranno che essere "di sostanza" nella discussione che da oggi si impone: l'assetto dell'area est della città nel momento in cui prima la questura e poi il nuovo ospedale faranno la loro comparsa e l'assetto, speculare, dell'area ovest con le scelte in ordine all'ex caserma Prandina ma, soprattutto, allo sbarco dell'Università in quella che un tempo era la caserma Piave e che diventerà un campus studentesco che non potrà che condizionare, io ritengo decisamente in positivo, lo sviluppo della città. E poi, già che ci sono, ne aggiungo una terza: il piano del traffico, fermo da un bel po’ di anni".
Verrebbe dunque da dire: calma e gesso.
"Ripeto - chiarisce Bertin - tutto ciò che può essere utile a rimettere in moto la città va salutato con favore. E' in quest'ottica che abbiamo proposto la settimana dei colori e non mancheremo di essere propositivi anche nei mesi a venire. Parimenti però, Comune, Camera di Commercio, Provincia, Università, Fondazione Cassa di Risparmio, associazioni imprenditoriali devono trovare il modo per dare a Padova una prospettiva "a lunga gittata". Un po' quello che già prima di Covid-19 l'Ascom, con la propria iniziativa "Tutti convocati", ha cercato di attivare chiedendo agli stakeholder padovani di pensare alla Padova del 2030 e più".
"Lo stop imposto dal virus - conclude il presidente dell'Ascom - ha e, temo, avrà effetti drammatici nei mesi a venire sia per le imprese che per i lavoratori. Vediamo almeno di approfittare, forti dello choc ma anche delle indicazioni che la pandemia ci ha imposto, di non pensare al futuro ragionando come eravamo abituati a ragionare nel passato. Anche se era un passato vecchio di soli quattro mesi!"
Padova, 28 giugno 2020
