IL PRESIDENTE REGIONALE: «INFLAZIONE AL 6,9% E MARGINI RIDOTTI PER LE IMPRESE. IL NEGOZIO DI VICINATO È SEMPRE PIÙ A RISCHIO CHIUSURA. ABBIAMO VERAMENTE BISOGNO DI TRATTARE CON I VERTICI DELL’UNIONE EUROPEA PER RENDERE L’ITALIA COMPETITIVA»
Liquidità e margini delle piccole imprese. Il presidente della Confcommercio Veneto, Patrizio Bertin, ne ha parlato a CUOREECONOMICO.
Presidente, come possono affrontare le piccole imprese della regione Veneto la crisi dell’attuale momento storico in Ucraina?
«Le piccole imprese della nostra regione possono affrontare questa situazione con molta determinazione, come nel nostro stile, perché chiaramente questo contesto è molto preoccupante.
Tutto ciò determina una grande incertezza, perché l’aumento delle materie prime sta mettendo a dura prova le piccole imprese, come soprattutto il negozio del vicinato.
Stiamo vivendo giorno dopo giorno, dopo due anni di pandemia, un periodo dove non avevamo assolutamente bisogno di un rincaro delle materie prime, di un calo dei consumi, dell’aumento delle bollette alle famiglie italiane, infatti oggi la gente spende con più attenzione e accuratezza perché non riesce a fronteggiare tutte le proprie incombenze».
Può esserci una eventuale chiusura delle piccole imprese e del negozio del vicinato davanti questa fase critica dell’economia nella regione Veneto?
«Il rischio chiusure può essere visto come il virus della pandemia covid-19, perché non sappiamo mai quando può arrivare e come poterlo contrastare. Siamo talmente vulnerabili e fragili che le piccole imprese stanno vivendo un profondo sconforto.
Il rischio chiusure c’è sempre stato e rimarrà sempre, ma adesso è maggiore perché il fatturato è calato ed è molto difficile tenere i negozi aperti.
Tantissime attività hanno chiuso con un bilancio molto negativo purtroppo per il covid, ma speriamo di vedere un accenno di ripresa.
Durante gli ultimi mesi, c’è stata una situazione, anche alle porte dell’Europa, molto critica, e i risparmi delle persone hanno subito dei contraccolpi molto forti.
Il mercato finanziario ultimamente ha registrato un forte ribasso e tutto questo mette difronte un grande pericolo tutte le nostre piccole imprese della regione».
Come possono affrontare le piccole imprese e le famiglie la crisi legata alle liquidità dato il rincaro e l’aumento dei prezzi dei beni commerciali?
«Le piccole imprese sono soprattutto quelle legate al nostro settore, e le nostre banche devono tenerle vive, ma gli istituti creditizi difficilmente rilasciano prestiti.
Dobbiamo fare forza sulle nostre possibilità, ma lo stipendio prima che arrivi ai privati viene distribuito su tutto quello che dobbiamo pagare per vivere.
Le famiglie quindi cercano di andare avanti come possono, infatti arrivare alla fine del mese non è semplice e i consumi vengono ridotti».
Visto il rincaro delle materie prime e delle energie con quali margini possono lavorare le pmi della regione Veneto?
«Il margine delle redditività durante il tempo si è sempre più assottigliato e quando calano i consumi è inutile aumentare i prezzi perché ormai la gente prova a risparmiare su tutto.
Quando arriva la bolletta al termine del mese tutto ha subito un forte rialzo senza sapere come e quando il costo del gas e della luce è aumentato.
Tutte le liquidità vengono ripartite nelle tasse e l’aumento delle materie prime difficilmente aiuta le piccole attività, quindi la situazione è difficilissima e calcolare tutto questo rende complicato ogni genere di contingenze».
Come potrebbe aiutare la politica della regione le piccole imprese nell’area del Veneto e le famiglie?
«Siamo in trincea da tre anni però esistono scelte che spettano alla politica quindi le nostre cariche dovrebbero avere il coraggio delle proprie azioni per una forte ripresa del nostro territorio ma anche dell’intera nazione.
Non si devono abbandonare le ideologie politiche ma usare l’audacia perché da molti anni manca una programmazione, una visione e una prospettiva.
La politica inoltre deve mantenere il suo ruolo perché non abbiamo una fiscalità e costi dell’energia uguali per tutti e quindi come paese siamo molto indietro in Europa rispetto ad altri.
Siamo sempre la parte più debole del nostro vecchio continente quindi gli aiuti dello stato e il Pnrr sono investimenti che dobbiamo effettuare, sempre ricordando il debito pubblico che dobbiamo restituire.
E’ una situazione dove dobbiamo capire su cosa e dove dobbiamo agire per essere uno stato che continui ancora ad avere credibilità perché abbiamo bisogno di aziende che vengano ad investire in Italia invece di scappare all’estero.
Abbiamo usato politiche di delocalizzazione spingendo delle agenzie oltre i nostri confini e adesso paghiamo perché ritornino.
Nel recente passato c’era una politica che costringeva i nostri imprenditori con le quote latte e gli aumenti nel settore primario creando dei disastri e come conseguenze processi che si ripercuotono oggi sulla nostra economia.
Adesso abbiamo veramente bisogno di trattare con i vertici dell’Unione Europea per rendere l’Italia competitiva dando delle risposte altrimenti saremo scollegati e abbandonati alle proprie sorti.
Il lavoro non deve essere fatto tramite decreti legge e sussidi ma tramite le imprese perché sopravvivere pagando le bollette fino al termine del mese è diventato quasi impossibile.
Abbiamo una burocrazia sempre più complicata da gestire senza mai dare agli imprenditori risposte che cerchiamo da anni.
All'assemblea nazionale a Roma è stato sottolineato il tasso dell’inflazione arrivato al 6,9%. Non devono essere affrontate delle situazioni così destabilizzanti perché altrimenti dobbiamo iniziare a pensare tutti in maniera poco positiva».
Di Andrea Rizzatello
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