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PRIMO TRIMESTRE CON NUMERI IN FLESSIONE PER L'ECONOMIA PADOVANA

Bertin (Ascom Confcommercio): "Sarebbe sciocco dire che i dati non preoccupano però vanno anche interpretati"

Un trimestre, il primo del 2024, da dimenticare. Almeno per quanto riguarda l'economia padovana che, in tutti i settori (i dati sono a cura dell'Ufficio Studi della Camera di Commercio) registra una flessione dei numeri rispetto al trimestre precedente. Più marcata per industria e commercio, ma persino i servizi, che da tempo registrano saldi positivi, da gennaio a marzo (rispetto a ottobre - dicembre 2023) sono andati in difficoltà: -0,2% le costruzioni; -0,4% i servizi alle imprese e le banche e assicurazioni; -0,5% le attività immobiliari e -0.6% i servizi alle persone; -1,0% gli alberghi e i ristoranti; -1,1% l'agricoltura; -1,4% il commercio e -1,7% l'industria.
Va meglio, soprattutto per i servizi, il raffronto su base annua, ovvero 1° trimestre 2024 su 1° trimestre 2023. In questo caso rimangono in territorio negativo agricoltura (-3,3%); industria (-2,3%); commercio (-2,1%) e alberghi e ristoranti (-0,3%). Fanno pari e patta (0,0%) i servizi alle imprese, mentre registrano saldi positivi costruzioni (+0,2%), attività immobiliari (+0,5%); servizi alle persone (+1,0%) e banche e assicurazioni (+1,3%).
Sono 115.250 le imprese totali iscritte alla Camera di Commercio in provincia di Padova. Di queste, 93.125 sono sedi d'impresa (ma le attive sono 84.986) mentre 22.055 sono unità dipendenti. Se escludiamo queste ultime, che hanno conosciuto una crescita costante negli ultimi 10 anni (con una lieve flessione giusto nel 2023), tutte le altre sono in costante calo.
I numeri dei diversi settori.
Il commercio, con le sue 27.762 imprese è il maggioritario. Sono invece 18.378 le imprese dei servizi a persone, mentre le costruzioni si attestano a 14.398 imprese. L'industria vanta 13.900 imprese e l'agricoltura è a quota 11.305. I servizi alle imprese sono 10.947 mentre le attività immobiliari sono 7.839. Infine alberghi e ristoranti sono 6.807 mentre banche e assicurazioni si fermano a 3.904. "Sarebbe sciocco dire che i dati non preoccupano - commenta il presidente dell'Ascom Confcommercio, Patrizio Bertin - però vanno anche interpretati. Certo: la chiusura dei negozi è un dato di fatto ed i risvolti sociali oltre che economici non devono sfuggire a chi ha ruoli di governo nazionale e locale. Una vetrina che spegne le luci è l'anticamera di un degrado strisciante. Va comunque detto che, in tutti i comparti, è in atto una "rivisitazione" del fare impresa. Se infatti guardiamo alla natura giuridica, noteremo che le società di capitali sono ormai ad un passo dalle imprese individuali: 42.540 le società di capitali, 49.448 le ditte individuali. Questo significa che le imprese si stanno sempre più strutturando e anche se il dato trimestrale indica in un -0,9% delle società di capitale, il dato annuo segna un buon 1,2% di aumento a fronte del -1,6% delle imprese individuali. Ancora più significativo è il dato delle società di persone che sono 19.830 ma che subiscono una flessione del -3,5% su base annua, oltre che del -1,8% su base trimestrale. Detto diversamente: si sta progressivamente abbandonando un'idea di impresa "pionieristica" che ha rappresentato la storia del nostro territorio per fare spazio ad iniziative più "ragionate". Indipendentemente da tutto questo va poi opportunamente segnalato il buon andamento, complessivo, delle attività di servizio".
Un "bilanciamento" che in Ascom Confcommercio si sta registrando da tempo con una contrazione dei numeri per ciò che riguarda il commercio tradizionale ed un progressivo aumento non solo dei servizi, ma anche delle attività impegnate nel turismo e nelle professioni.
Resta comunque l'impatto dei numeri assoluti: -1.077 imprese totali nel 1° trimestre (-0,9%) e -1.038 tra il 1° trimestre 2023 ed il 1° trimestre 2024.
"E' pur vero - continua Bertin - che il primo trimestre è quello che assorbe le chiusure di fine anno (ed infatti i numeri di un anno sono inferiori quelli di un trimestre segno evidente che, nel corso dell'anno, le situazioni si riequilibrano), però quel che preoccupa è l'accelerazione negativa alla quale stiamo assistendo in ambito commerciale".
Uno sguardo "nazionale" aiuta a comprendere meglio la situazione.
I dati Infocamere degli ultimi 10 anni fotografano l'ascesa di e-commerce e grandi magazzini mentre tirano giù le serrande i negozi al dettaglio (17mila dal 2013). Gli ipermercati sono aumentati del 48%, i discount del 71%, i centri commerciali del 111%. E poi c'è il commercio online, con una crescita che tocca il 195%. Ovvio che di fronte ad una simile avanzata qualcuno sia costretto a pagarne lo scotto. Sono soprattutto edicole e cartolerie, mentre si salvano i negozi di seconda mano e chi commercia in prodotti freschi. Tante attività hanno comunque subito cali importanti che vanno dal 40 al 20%: sono i casalinghi, le mercerie, le profumerie (soprattutto quelle dei piccoli centri), i panifici e i benzinai. Non tirano più nemmeno i sexy shop.

PADOVA 4 LUGLIO 2024