Bertin (Presidente Ascom Confcommercio): “Segno di modernità, ma non sarebbe male se la disponibilità di denaro fosse destinata ai consumi”
Qualcuno tirerà fuori, legittimamente, il pollo di Trilussa, ma le statistiche, pur con tutti i loro difetti, hanno il pregio di "raccontare", complessivamente, un territorio e le persone che lo abitano.
Ecco allora che se parliamo di ricchezza delle famiglie consumatrici e se per ricchezza intendiamo i titoli che hanno a custodia e i depositi bancari, ci viene in aiuto uno studio effettuato dal Sole 24 Ore su dati Bankitalia che, nei giorni scorsi, ha pubblicato un'interessante analisi di come siano cambiati, dal 2018 ad aprile scorso, il trend della ricchezza, il valore pro capite in migliaia di euro e la variazione dei depositi.
Va detto subito che Padova si posiziona al 12° posto. Fanno meglio, in Veneto, Treviso (4^), Vicenza (7^) e Belluno (10^). Lasciata da parte Bolzano che, grazie ad una marcata autonomia, non lascia spazio a confronti (ha il trend più alto con un roboante +39%, una variazione dei depositi bancari al +21%, un +98% se parliamo di titoli e un +3,4% di depositi a parità di potere d'acquisto), il divario di Padova, nei confronti delle altre province, non è poi così marcato. Il trend infatti registra un +31% di variazione in positivo (Vicenza è al 32% e Treviso al 34%), i depositi aumentano del +18% (Vicenza del +21% e Treviso del +19%) ed i titoli fanno addirittura un +52% (con Vicenza a +49% e Treviso a +60%).
“E’ utile concentrare l’attenzione - commenta il presidente dell’Ascom Confcommercio di Padova, Patrizio Bertin - su quel +0,5% di depositi a parità di potere d’acquisto che, tra le 20 province meglio piazzate vede Padova davanti soltanto a Parma, che ha addirittura un -5,1%, a Brescia (-0,3%) e a Como che si attesta ad un +0,3%”.
Ma allora: si contrae o si espande la ricchezza dei padovani?
“Male non stiamo - continua Bertin - perché comunque si cresce e sembra che i padovani siano anche molto attenti alla remunerazione dei loro soldi. Va letta in questo senso la forte progressione dei titoli che non significa necessariamente più ricchezza, ma magari può significare semplicemente che anche le famiglie sono più attente alla finanza. E questo potrebbe essere un buon segnale di modernità”.
Di sicuro, nel padovano, tra il 2018 e l’aprile del 2024 c’è stata una corsa ai titoli maggiore rispetto ad altre province. In questa classifica risultiamo infatti al 6° posto dopo Bolzano, Trento, Sondrio, Treviso e Brescia anche se, in termini assoluti, il differenziale tra depositi e titoli pende ancora dalla parte dei primi.
“Le famiglie padovane - continua il presidente dell’Ascom Confcommercio - continuano infatti a privilegiare il deposito: 21,2 milioni di euro nei conti correnti, contro i 15,9 in titoli”.
Sia come sia, si tratta comunque di tanti soldi. Potrebbero essere dirottati sui consumi?
“La prudenza di padovani è proverbiale e, in questi tempi, così incerti, sicuramente giustificabile - conclude Bertin - ma se anche una piccola parte potesse essere destinata ai consumi, non sarebbe male per l’intero sistema”.
PADOVA 7 AGOSTO 2024