Patrizio Bertin (Confcommercio Veneto e Ascom Padova): “Non è questione di economia depressa, ma di erosione di capitale umano. Dobbiamo evitare che i giovani vadano all’estero”
Nell'arco di tre anni 8.871 padovani hanno deciso di lasciare la provincia per trasferirsi all'estero.
Mica pochi se teniamo conto che , complessivamente, non arriviamo al milione di abitanti, per cui l'indice di emigrazione ogni mille abitanti si attesta al 9,5 che non è il picco del Veneto, ma non è comunque un dato da sottovalutare.
Certo, i padovani che hanno scelto la strada dell'oltre confine sono in buona compagnia: sono infatti suppergiù mezzo milione le persone che hanno lasciato l’Italia per andare all’estero nel triennio 2022-2024. Il dato viene riportato dal Sole 24 Ore del Lunedì su dati Istat e mette in luce un fenomeno, decisamente poco noto, ma che sembra destinato addirittura ad aumentare visto che, nel solo 2024, sono stati 191 mila gli italiani che hanno deciso di cancellarsi dall'anagrafe per andare all'estero. Un dato, peraltro, in aumento del 20% rispetto al 2023 e comunque si tratta del valore più elevato finora osservato a partire dal 2000.
Intendiamoci: le valigie di cartone e i bastimenti verso "la Merica" non ci sono più. Adesso, alla povertà che faceva da propulsore all'emigrazione che in Veneto tra la seconda metà dell'800 e fino agli anni '70 del '900 ha raggiunto cifre considerevoli, si sono sostituiti tanti "cervelli in fuga", giovani soprattutto fra i 25 e i 34 anni che all'estero cercano gratificazioni economica e di carriera.
Dice l'indagine "Sole - Istat" che la prima provincia per quota di emigrati sulla popolazione, pari a 18,4 trasferiti all’estero nel triennio ogni mille abitanti, è Bolzano. Vicinanza al confine? Parrebbe di sì, visto che Imperia è al secondo posto, con 13,5 emigrati ogni mille residenti e nella "top ten" delle province con la quota più alta di "cittadini in fuga" ci sono Trieste (13 ogni mille residenti), Como (12,2) e Sondrio (11,2).
Anche il Nordest (10,1 emigrati ogni mille residenti) sembra non sfuggire alla regola del "confine vicino, emigrazione in aumento" anche se non è esattamente sul confine Treviso, provincia dalla quale si sono trasferite all’estero oltre 11.700 persone in tre anni, pari a 13,4 ogni mille residenti.
"Valori significativi - commenta il presidente di Confcommercio Veneto e Ascom Padova, Patrizio Bertin - riguardano anche le altre province venete, anche se sono dati che meritano di essere rapportati con la variazione della popolazione. Detto diversamente: c'è chi esce ma c'è anche chi entra".
Perchè se è vero che dalla provincia di Padova si sono involate 9,5 persone ogni mille abitanti, è altrettanto vero che nel triennio in esame la popolazione nella provincia euganea è cresciuta del +0,4%. Rovigo, tanto per capire, ha perso solo 7,6 persone ogni mille abitanti ma la popolazione è comunque scesa del -0.8%. Lo stesso vale per Belluno: 9,6% emigrati per mille ma popolazione giù dello 0.6%. Più o meno in linea con Padova è Verona: 9,3 l'indice degli emigrati, ma +0,5% l'aumento della popolazione; così dicasi per Vicenza: 10,5 gli usciti ogni mille abitanti, +0,2% la variazione della popolazione nel triennio. Non sorprendono i dati per Venezia: ad un 9,2 per mille di emigrati fa riscontro anche un -0,4% di popolazione. Poi, come si diceva, c'è Treviso che fa pari e patta: quasi 12mila se ne sono andati e altrettanto sono entrati.
"Qui bisogna intendersi - continua Bertin -: la partenza verso altri Paesi non significa economia depressa e, come abbiamo visto, non diventa automaticamente calo della popolazione. La verità è che c'è un’erosione di capitale umano che riguarda soprattutto i giovani, molti dei quali si sono laureati nelle nostre università ma che, per mille motivi, soprattutto, come si è detto, per reddito e carriera, decidono di lasciare per farsi una vita altrove. E' qui dove istituzioni e imprese devono incidere pena un doppio depauperamento: il Paese investe per dare un'adeguata formazione ai propri giovani e poi altri Paesi ne beneficiano".
E quali siano i Paesi che ne beneficiano è presto detto: la Germania (12,8%), la Spagna (12,1%) e il Regno Unito (11,9%). C'è pure la Romania tra i Paesi destinatari, ma in questo caso si tratta di cittadini romeni che hanno deciso per il rientro in patria.
"In un Paese come il nostro - conclude Bertin - alle prese con un "inverno demografico" ormai sotto soglia 1,2 figli per donna (quando, per mantenere inalterati i numeri, ne servirebbero 2,1), queste migrazioni accentuano ancora di più il fenomeno dell'invecchiamento della popolazione e, con esso, i problemi connessi all'assistenza e alla cura, settori peraltro già in grande sofferenza in quanto a posti di lavoro vacanti. Dobbiamo pertanto perseguire due obiettivi: attrarre più persone perchè è un'esigenza delle nostre imprese ed evitare che i migliori se ne vadano all'estero. Dobbiamo, in altri termini, coniugare vivere e lavorare bene e il nostro mondo, quel terziario di mercato che da solo vale in provincia quasi 50mila imprese, ha i numeri e le potenzialità per farlo".
Temi, quelli dei “cervelli in fuga”, dell’”inverno demografico” e della penuria di forza lavoro, che non mancheranno negli interventi degli stakeholder che venerdì 11 aprile, parteciperanno alla quinta edizione del “Padova tutti convocati”, iniziativa in programma a partire dalle 11,15 nella sede di Confcommercio Ascom Padova in piazza Bardella ed al quale interverranno, per spiegare come intendono il futuro del nostro territorio, il presidente della Giunta Regionale del Veneto, Luca Zaia; il Sindaco di Padova e Presidente della Provincia, Sergio Giordani; la Rettrice dell’Università di Padova, Daniela Mapelli e il Presidente della Camera di Commercio, Antonio Santocono”.
PADOVA 9 APRILE 2025