
Nel primo trimestre del 2025 valori raddoppiati rispetto a due anni prima
Il presidente di Ascom Confcommercio, Patrizio Bertin: “Più cassa integrazione uguale meno consumi e meno consumi significa rischio chiusura per i negozi”
L’aveva detto non più tardi di una settimana fa, individuando una faccia della medaglia: “Se vogliamo evitare che i nostri giovani scelgano l’estero, servono salari più alti”.
L’altra faccia è che, se i redditi non crescono, di certo non possono crescere nemmeno i consumi. Figuriamoci se i redditi delle famiglie calano!
“Purtroppo è quello che sta succedendo - ammonisce il presidente dell’Ascom Confcommercio di Padova, Patrizio Bertin - e non è certo una buona notizia”.
Bertin ha sottomano i dati Inps relativi alla cassa integrazione in provincia di Padova dei primi tre mesi del 2025 e fa un raffronto con quelli del 2023.
“Siamo nell’ordine di un raddoppio: 2.973.710 ore complessive nel primo trimestre del 2025 a fronte di 1.488.307 ore del 2023. Questo significa che nella disponibilità delle famiglie, a distanza di due anni, ci sono meno soldi e meno soldi comportano meno acquisti anche perché bisogna pur sempre far fronte alle bollette, peraltro in aumento”.
Era (ed è) febbraio il mese “più difficile”. Erano infatti 657.960 le ore di cassa integrazione ordinaria autorizzate nel secondo mese del 2023 e 131.756 quelle di cassa integrazione straordinaria. Adesso, cioè a febbraio 2025, sono state rispettivamente 1.163.844 e 155.446. Meglio a marzo (643.280 ordinarie e 157.260 straordinarie nel 2025 mentre erano 209.081 e 9.328 nel marzo 2023). A metà strada gennaio: sono state 851.642 le ore di cassa integrazione ordinaria autorizzate nel gennaio 2025 (le straordinarie si sono fermate a 2.238), mentre nel gennaio 2023 erano state 480.182 quelle ordinarie e non risultavano ore di cassa integrazione straordinaria.
“Purtroppo - continua Bertin - il buon andamento del turismo e dei servizi non sopperisce completamente alle difficoltà del manifatturiero e del commercio ed è reale il rischio che a fronte di acquisti in diminuzione la prospettiva, per i negozi, sia quella della cassa integrazione per quelli di maggiori dimensioni e della chiusura per quelli più piccoli. Un danno che va oltre la già pesante circostanza della perdita di posti di lavoro, perché finisce per svuotare le città e soprattutto i centri di minori dimensioni e l’assenza dei negozi è l’anticamera della desertificazioni e, a seguire, del degrado”.
PADOVA 1° GIUGNO 2025
