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I “CONTRATTI PIRATA” MINANO LA QUALITA’ DEL LAVORO E DELLA COMPETITIVITA’ DELLE IMPRESE


Patrizio Bertin (Confcommercio Veneto e Ascom Padova): “Serve una norma che estenda “erga omnes” l’applicazione dei contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni imprenditoriali e dai sindacati più rappresentativi

C'è carenza di manodopera nel commercio, nel turismo e nei servizi.
Il presidente di Confcommercio Veneto e Ascom Padova, Patrizio Bertin, lo ricorda ad ogni pie' sospinto: "La difficoltà nel reperire personale è ormai strutturale. Bisogna agire in qualche modo, altrimenti chiudiamo per inedia!". 
Ovviamente pesa la stagionalità ma non va sottovalutato anche il fenomeno dei contratti di lavoro cosiddetti “pirata”, che minano la qualità del lavoro e della competitività delle imprese.

Una recente ricerca di Adapt, la fondazione creata da Marco Biagi, ha rivelato che nel terziario, dove operano magazzinieri, banconisti, camerieri, cuochi, addetti alla vendita, l’uso di contratti pirata comporta perdite annue tra i 3.000 e i 4.000 euro per ciascun lavoratore, con punte superiori ai 6.000 euro. A queste si aggiunge una mancata contribuzione previdenziale che può superare i 1.500 euro all’anno, con effetti negativi su malattia, maternità, pensione e tutele fondamentali. Si tratta di accordi spesso siglati da organizzazioni sindacali sconosciute o prive di reale rappresentanza che non prevedono la quattordicesima, riducono ferie e indennità, e offrono meno garanzie in caso di assenza per motivi di salute o familiari. 

"L’origine dei salari bassi - spiega Enrico Rizzante dell'Ufficio Contrattuale dell'Ascom Confcommercio di Padova - sta per buona parte anche nei cattivi contratti, quelli che vengono firmati da soggetti che non risultano rappresentativi né dei lavoratori né delle imprese ma che, di fatto, inquinano il mercato, generando pericoloso dumping contrattuale e sociale. Superfluo ribadire che servono regole chiare sulla rappresentanza sindacale per fermare la diffusione dei contratti pirata e gli effetti che determinano".

Secondo i dati del Cnel, il Consiglio Nazionale Economia e Lavoro dove, per una legge del 1986, vengono depositati gli accordi di rinnovo e i nuovi contratti e dove al 31 dicembre 2024 risultano depositati 1037 contratti collettivi nazionali di lavoro per i dipendenti del settore privato e del settore pubblico, 12 accordi collettivi nazionali per alcune tipologie di collaboratori e 37 accordi economici collettivi per alcune tipologie di lavoratori autonomi per un totale di 1086, più di 250 riguardano il settore terziario, ma solo 37 hanno una reale applicazione. E di questi, soltanto 18 sono firmati dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative (Cgil, Cisl, Uil). 

Scendendo più nello specifico si scopre che più di un terzo di tutte le assunzioni effettuate nel 2024 risultano ascrivibili a soli 3 contratti (dipendenti del settore turismo, aziende del terziario della distribuzione e dei servizi e operai agricoli e florovivaisti) e solo i primi 6 ne raggruppano più della metà.
"Vorrà pur dire qualcosa - aggiunge Rizzante - se le assunzioni effettuate nel 2024 erano riferibili per il 92,9% a contratti sottoscritti dai sindacati confederali mentre il 2% da sindacati non confederali ma rappresentati al Cnel e un residuo 0,3% da firmatari nemmeno rappresentati al Cnel". 

"Sarà anche "terziario" nel senso di 3° settore dopo agricoltura e industria - aggiunge il presidente Bertin - ma il terziario è sicuramente 1° considerato che genera il 46,7% del valore aggiunto dell’economia italiana e il 37,4% del valore della produzione e opera in ambiti che vanno dal commercio tradizionale a quello elettronico, dal turismo ai pubblici esercizi, dalla distribuzione organizzata ai servizi professionali, dalla vigilanza al settore immobiliare, fino all’educazione e alla sanità privata".

Si diceva della rappresentanza.
I numeri che si possono desumere dalla relazione del Cnel parlano chiaro: l'accordo tra Confcommercio e Cgil, Cisl e Uil copre 2.428.348 lavoratori del commercio, pari al 96,86%, lasciando a tutti gli altri un residuale 3,14%. Curioso, ma evidentemente fino a un certo punto, come ci siano anche due contratti che coprono 3 lavoratori l'uno e 3 l'altro!

Analoga situazione per il turismo: l'accordo sottoscritto da Federalberghi, Faita e Federcamping Confcommercio con Cgil, Cisl e Uil copre 578.488 lavoratori; altri 14.030 sono quelli coperti dall'accordo Fiavet Confcommercio (le agenzie di viaggio). Anche in questo caso, rispetto al totale di 651.923 lavoratori contrattualizzati, il 90,88% fa riferimento a Confcommercio.

"Sono dati - riassume Bertin - che la dicono lunga sul valore della rappresentanza. Resta da capire perchè non si arrivi ad una norma che ne definisca il valore sociale e, di conseguenza, estenda "erga omnes" l'applicazione dei contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni imprenditoriali e dai sindacati più rappresentativi". 

PADOVA 27 GIUGNO 2025