La domanda di lavoro in provincia di Padova: tra agosto e ottobre saranno 23.180 i posti di lavoro messi a disposizione dalle imprese (5.090 nel solo mese di agosto). Bertin (presidente Confcommercio Ascom Padova): “Ma il 46% delle imprese prevede di avere difficoltà a trovare le figure richieste”
Agosto in flessione per le opportunità di lavoro in provincia di Padova (e non potrebbe essere altrimenti visto il periodo di massima concentrazione delle chiusure per ferie), ma trimestre agosto - ottobre su livelli decisamente superiori (23.180 ingressi previsti) rispetto al trimestre precedente (19.930).
Dati, come di consueto, resi disponibili dal Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, grazie al Programma nazionale Giovani, donne e lavoro cofinanziato dall’Unione europea che, in tutto il Paese, sonda periodicamente dal 2017 oltre centomila imprese con dipendenti sia del settore industriale che dei servizi e ne offre un'istantanea che, per Padova, è decisamente interessante.
Ma dove si concentrano le richieste? Ormai da diverso tempo il primato del comparto dei servizi non desta più sorpresa: anche nel periodo analizzato, oltre il 69% delle entrate previste si concentrerà nelle imprese dei servizi così come un'analoga percentuale riguarderà i profili professionali.
“I servizi - commenta il presidente di Confcommercio Ascom Padova, Patrizio Bertin - si confermano come il settore a più alto assorbimento di manodopera ed è evidente come il terziario di mercato, ovvero commercio, turismo e servizi, continui a rappresentare il comparto che offre maggiori opportunità”. I numeri sono di un'eloquenza disarmante: sulle 5.090 entrate previste ad agosto, il 69,2% si concentrerà nei servizi ed il 25,8% nell’industria.
Sono 24.240 le imprese che, in provincia di Padova, hanno dipendenti. Di queste l'11,3% nel mese e il 25,1% nel trimestre, hanno dichiarato che avrebbero necessità di manodopera. In particolare, ad agosto, servirebbero 1.180 addetti alla ristorazione, 440 addetti alle vendite, 410 sono le figure professionali ricercati dalle imprese di pulizie, 270 per la movimentazione e la consegna delle merci e 250 per le rifiniture nelle costruzioni.
Nel trimestre la ricerca di figure professionali nella ristorazione ammonta a ben 4.150 addetti (in particolare sono ben 1.650 i camerieri), mentre 1.870 sono gli addetti alle vendite, 1.380 alla movimentazione e consegna delle merci e 1.360 gli addetti ai servizi di pulizia.
Interessante anche la dimensione delle imprese che cercano figure nel mercato del lavoro. Nel mese di agosto le più piccole (quelle cioè che occupano da 1 a 9 dipendenti) sono il 29,5% che diventano il 40,2% nel trimestre. Quelle che invece hanno tra i 10 e i 49 dipendenti passano dal 30,9% al 34,4%. Valori inferiori per quelle da 50 a 249 dipendenti (13% nel mese e 11,9% nel trimestre) mentre il dato di quelle che occupano più di 250 persone (13,5% nel trimestre ma ben il 26,7% nel mese di agosto) conferma come le imprese più strutturate del terziario (e soprattutto del commercio) rimangono sempre aperte anche ad agosto e dunque necessitano di manodopera per le sostituzioni.
Ricercare però non significa poi essere in grado di assumere.
“L’indagine - continua Bertin - conferma, purtroppo, come nel 46% dei casi ci siano difficoltà nel reperimento delle figure professionali richieste che, in massima parte, sono figure specifiche”.
Solo il 17,9% delle richieste infatti hanno per oggetto profili generici, mentre il 12,1%% riguarderà dirigenti, specialisti e tecnici. Numeri decisamente importanti per gli impiegati (43,6%), mentre il 26,4% sarà appannaggio di operai specializzati.
"Il quadro non induce all'ottimismo - aggiunge il presidente di Confcommercio Ascom Padova - dal momento che questi sono dati che preoccupano e che, giocoforza, finiscono per condizionare tutti gli altri: è evidente che se mancano le figure professionali richieste è difficile poter assumere. Con ricadute non banali: se non si trova il personale necessario il futuro delle imprese è realmente a rischio. Tutto diventa più difficile: dal programmare il quotidiano a prefigurare gli investimenti per il futuro. Ma se le imprese di maggiori dimensioni bene o male godono di un vantaggio competitivo per attrarre manodopera, quelle più piccole, confinate ai margini, rischiano di chiudere.
“C'è poi una preoccupazione supplementare – conclude Bertin – ed è quella legata al fatto che se è difficile trovare dipendenti, non è facile nemmeno trovare giovani intenzionati a fare gli imprenditori. D'altra parte il sistema non aiuta: la burocrazia è soffocante, il sistema del credito non è certo premiante e, soprattutto, non di rado il valore sociale dell’impresa è disconosciuto. Se poi ci aggiungiamo l’inverno demografico e la fuga non solo dei cervelli, c'è veramente poco di cui stare allegri. Per questo, come associazione di categoria, presente capillarmente sul territorio, siamo impegnati a fornire quanti più strumenti possibili, in termini di formazione, di accesso al credito, di strumenti avanzati al fine di rendere possibile l'avvio e lo sviluppo di nuove imprese".
PADOVA 6 AGOSTO 2025
