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SONO PIU' DI 240MILA I PENSIONATI IN PROVINCIA DI PADOVA, PIU' DONNE CHE UOMINI (52% CONTRO 48%)

L'assegno medio mensile è salito dai 1.410 euro del 2023 ai 1.450 euro del 2024, ma con differenze marcate
Patrizio Bertin (presidente Confcommercio Ascom Padova): "Le pensioni, che valgono il 17% del reddito familiare, importanti per il commercio"
La preoccupazione per lo scontro tra le generazioni: quasi un giovane su due non vorrebbe pagare le pensioni agli anziani

Sono poco più di 240mila (esattamente 121.184 donne pari al 52% e 119.124 uomini pari al 48%) le persone che, in provincia di Padova, percepiscono almeno una pensione. Sono invece poco più di 270mila gli assegni pensionistici che vengono erogati ogni mese dall'Inps.

Sono dati presentati nei giorni scorsi, riferiti alla fine del 2024 e reperibili nel Rendiconto Sociale Provinciale dell'Istituto previdenziale.
Numeri interessanti che confermano, se mai ce ne fosse stato il bisogno, che i pensionati aumentano e che, di conseguenza, aumenta la spesa per la previdenza. Con ricadute sicuramente positive sul piano economico (almeno nel breve periodo), ma con qualche riserva, che vedremo più avanti, su quello sociale.

Partiamo comunque dal piano economico che è il più corposo. Una prima constatazione è che la spesa pensionistica padovana cresce più dell'inflazione media: +2,8% le pensioni contro il 2,5% dell'inflazione, il che significa un pieno recupero rispetto al costo della vita. A fine 2024 eravamo in presenza di una spesa annua complessiva nell'ordine di 4,70 miliardi di euro, ovvero un +3,5% rispetto al 2023 quando l'intervento aveva richiesto 4,54 miliardi di euro. Nell'ordine di 393 milioni di euro, invece, l'esborso mensile.

I pensionati (intesi come persone che percepiscono almeno un assegno) erano 240.308 a fine 2024 contro i 238.957 di dodici mesi prima (+0,6%). Le pensioni IVS erano 271.014 contro le 268.240 di fine 2023 (+1,0%) e l'importo medio mensile (comprensivo di tutte le gestioni) aveva registrato un aumento, passando dai 1.410 euro del 2023 a 1.450 euro del 2024.

"Se consideriamo che i 4,7 miliardi di euro che lo scorso anno hanno rappresentato il monte valore delle pensioni - commenta il presidente di Confcommercio Ascom Padova, Patrizio Bertin - significa che rappresentano l'11% del PIL provinciale e oltre il 17% del reddito disponibile delle famiglie padovane. Evidente quanto siano importanti questi numeri per l'economia locale ed, in particolare, quanto rappresentino per il commercio che, d'altra parte, contribuisce non poco al mantenimento dell'equilibrio dei conti visto che il terziario di mercato è maggioritario in termini di dipendenti occupati". 

Scendendo più nel dettaglio, sono 109.697 le pensioni dei lavoratori dipendenti (assegno medio di 1.070 euro per un esborso complessivo di circa 1,4 miliardi di euro); 45.711 sono invece quelle dei dipendenti pubblici (segmento in aumento, con assegno medio di 1.920 euro per complessivi 1,05 miliardi di euro). Devono accontentarsi di 850 euro mensili i 92.023 lavoratori autonomi (anch'essi in aumento) che pesano per 940 milioni, mentre parasubordinati e altri (supplementari, fondi speciali, clero, ecc.), che in totale sono 23.583, non vanno oltre 800 euro mensili che significano un impegno di 225 milioni di euro.

"Al di là delle evidenti differenze in termini di assegni mensili tra le categorie - continua Bertin - quello che emerge è una contenuta differenza tra il numero dei lavoratori dipendenti rispetto agli autonomi, segno che il nostro territorio ha goduto di una stagione di diffusa imprenditoria che oggi va in quiescenza senza peraltro essere adeguatamente sostituita, vuoi per un mancato ricambio generazionale (il passaggio genitori - figli si riscontra ormai molto raramente) ma anche per una denatalità che comincia a farsi sentire".

Fin qui i corposi dati economici.
Ci sono poi i riflessi sociali che sono oggettivamente preoccupanti.
"Più ricerche - sottolinea il presidente di Confcommercio Ascom Padova - dicono che è in atto un divario generazionale per cui quasi un giovane su due non vorrebbe pagare le pensioni degli anziani. E questo per almeno due ordini di motivi: la quasi certezza che le proprie pensioni, calcolate sul contributivo e non più sul retributivo, saranno decisamente più basse e poi perchè l'età lavorativa si alzerà sempre di più. Bisognerebbe che i giovani si informassero sul sistema pensionistico e pensassero a forme integrative, ma a 25/30 anni è difficile vedersi anziani, salvo poi arrivare ad essere tali fin troppo presto".

Padova 1° novembre 2025