
Dall’iniziativa di Confcommercio “Incittà” in corso a Bologna, la conferma che la gente vuole vivere in quartieri più vivi
Otello Vendramin (Direttore Generale in rappresentanza di Confcommercio Ascom Padova): “Confermate le nostre preoccupazioni su carenza di parcheggi e proliferazione di affitti brevi”
I negozi di vicinato? Fondamentali per la qualità della vita.
Arriva da Bologna, dove è in corso l’iniziativa di Confcommercio “inCittà – Spazi che cambiano, economie urbane che crescono” la conferma che gli italiani vogliono vivere in quartieri più vivi, con negozi di prossimità capaci di offrire servizi, socialità e cura degli spazi pubblici.
“Secondo l’indagine Confcommercio–SWG – commenta il direttore generale Otello Vendramin che partecipa ai lavori in rappresentanza di Confcommercio Ascom Padova - i negozi di vicinato sono considerati un asset fondamentale per la qualità della vita urbana. Infatti, per il 64% degli italiani favoriscono la socialità, per il 62% migliorano la pulizia degli spazi comuni, e per il 60% contribuiscono alla sicurezza. Dunque non solo luoghi destinati all’acquisto, ma vere e proprie infrastrutture sociali”.
Ma i negozi sono anche una “mano santa” per il mercato delle abitazioni. Una casa in un’area ben servita da negozi vale in media il 23% in più rispetto a zone con offerta commerciale standard. Al contrario, nei quartieri più esposti alla desertificazione commerciale il valore degli immobili diminuisce del 16%, con un divario complessivo che può raggiungere il 39% rispetto alle aree più dinamiche.
“L’indagine – continua Vendramin – ha confermato tutte le nostre preoccupazioni in ordine allo stretto rapporto negozi – parcheggi. Questi ultimi vengono caldeggiati dal 43% degli intervistati e la nostra recente esperienza a Montpellier, in Francia, dove il centro storico è servito da 14mila posti auto interrati che sono decisivi per la presenza degli esercizi commerciali, ne è una riprova”.
In Italia - e Padova non fa eccezione - la chiusura di negozi allarma i cittadini.
Sempre secondo SWG, l’80% prova un senso di tristezza nel vedere vetrine vuote e il 73% associa le saracinesche abbassate a un peggioramento della qualità della vita.
Negli ultimi dieci anni, complice anche un e-commerce piuttosto aggressivo, sono scomparse soprattutto librerie, negozi di articoli sportivi e giocattoli, di abbigliamento e profumerie, oltre a negozi di arredamento e di alimentari.
Per contro, se guardiamo agli acquisti fisici, resistono bene bar e pub, farmacie e tabaccai. I supermercati e le grandi superfici restano invece preferiti per i prodotti alimentari, gli articoli sportivi e l’elettronica. Gli ambulanti, seppur in contrazione, mantengono anche nella nostra provincia un ruolo per il fresco e per l’abbigliamento.
Infine il turismo e la proliferazione degli affitti brevi.
Dalla kermesse bolognese arriva l’avviso che nelle città con forte pressione turistica, molti residenti percepiscono uno squilibrio nell’offerta commerciale, lamentano una crescita eccessiva di attività legate al cibo e temono l’espansione di negozi rivolti ai turisti con prodotti di bassa qualità a scapito di quelli tradizionali.
“Sugli affitti brevi – conclude Vendramin – il giudizio è netto: sono considerati un fattore rilevante nella crisi abitativa. Metà degli intervistati, infatti, li associa all’aumento dei canoni e alla riduzione degli alloggi disponibili. Esattamente ciò che preoccupa Confcommercio Ascom Padova che chiede una normativa nazionale che superi il seppur lodevole impegno delle amministrazioni locali, le cui delibere, non di rado, vengono vanificate dalle delibere dai tribunali amministrativi”.
Bologna 20 novembre 2025
