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SEMPRE MENO I NEGOZI DEL FASHION


Riccardo Capitanio (Federmoda Confcommercio Ascom Padova): “Per fermare l’emorragia, detrazione fiscale per acquisti nei negozi, Iva agevolata e stop alle importazioni extra UE esentasse. E poi basta coi contratti pirata”
Nella stagione autunno-inverno faranno acquisti due padovani su tre

Le premesse non sono affatto buone.
Nel 2024, in Italia, hanno chiuso 18 negozi di moda ogni giorno e la spesa delle famiglie per abbigliamento e accessori negli ultimi 5 anni è calata di quasi 4 miliardi di euro.
“E’ pur vero – commenta il presidente di Federmoda Confcommercio Veneto e Federmoda Ascom Padova, Riccardo Capitanio che riporta dati di una ricerca Sita-Pambianco presentata nei giorni scorsi in sede Confcommercio a Milano  – che stiamo pur sempre parlando di un mercato, quello del fashion, che in Italia vale circa 12 miliardi di euro nel 2025 ma che ha visto un calo dell'8,1% rispetto al 2019 e dell'1,4% sul 2021”.

Un’inversione di tendenza dovrebbe esserci nel 2026 e nel 2027, anni per i quali si prospetta una ripresa in valore, rispettivamente, dello 0,9% e dell’1,2%, conseguenza ascrivibile però ad un aumento dei prezzi valutabile nell’1%.
“La verità – continua Capitanio – è che rimaniamo deboli e sapere, ad esempio, che il 66% dei consumatori padovani dichiara che è intenzionato ad acquistare nella stagione autunno-inverno, se da un lato può rappresentare un aspetto positivo, dall’altro conferma che una persona su tre questa intenzione non ce l’ha”.

O, almeno, non ha intenzione di comprare nei negozi.
La concorrenza sleale che ci viene dall’ultra fast fashion - denuncia Capitanio che sull’argomento è più volte intervenuto – fa sì che ogni giorno in Europa ci siano 12 milioni di pacchi di basso valore, che viaggiano su furgoni che intasano le strade e, molto spesso, inquinano, che non pagano tasse e quasi mai sono controllati, per cui è su questo fronte che bisogna innanzitutto operare”.

Ecco allora che da Federmoda Confcommercio arriva la richiesta di misure concrete per il rilancio dei consumi e della moda.
“A partire – elenca Capitanio - da una detrazione fiscale per acquisti nei negozi di vicinato di prodotti moda Made in UE e sostenibili, per passare ad un’Iva agevolata sui prodotti moda ed arrivare ad un’abolizione dell’esenzione dai dazi e un contributo ambientale per le spedizioni extra-Ue sotto i 150 euro. Non sarebbe sbagliato, inoltre, creare al ministero un tavolo della Moda, purchè animato da voglia di concretezza e non da sterile passerella”.
“Infine un’attenzione particolare – conclude il presidente di Federmoda Confcommercio Veneto e Federmoda Ascom Padova  – va posta al problema dei contratti di lavoro “pirata”, che alterano la concorrenza e compromettono la qualità e la reputazione del Made in Italy, facendo perdere, ai lavoratori, alcuni persino privati di tredicesima e di welfare, anche fino a 8mila euro annui”.

PADOVA 30 OTTOBRE 2025